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È uscito “E Gianni Bosio disse”, il nuovo numero della rivista, anche online

È uscito E Gianni Bosio disse, il nuovo numero (19-20) della nostra rivista «Il de Martino», curato da Antonio Fanelli.
Può essere acquistato come al solito ma è anche possibile scaricarlo dal sito.

Ecco l’indice:

 

PRESENTAZIONE

Antonio Fanelli

SAGGI, RICERCHE, DOCUMENTI

  • Mattia Pelli, Gianni Bosio e «Movimento Operaio»: la ricerca storica ai tempi della guerra fredda
  • Paolo Mencarelli, “Una democratica ricerca della verità”: le Edizioni Avanti! nella cultura del proprio tempo 1953-1964
  • Antonio Fanelli, La preistoria dell’Istituto Ernesto de Martino: il progetto per il “Centro di documentazione e studio delle arti e tradizioni popolari” (1957)
  • Appendice
    • Alberto Mario Cirese, Lettera di Alberto Mario Cirese a Gianni Bosio 6 gennaio 1957 “Centro di documentazione e studio delle arti e tradizioni popolari”
    • Mariamargherita Scotti, Vicini nella distanza. La lunga amicizia di Gianni Bosio e Giovanni Pirelli
    • Giovanni Mimmo Boninelli, Campagna, fabbrica, città: le “indagini” di Carlo Leidi sul mondo popolare e proletario
    • Cesare Bermani, Gli inizi di una nuova storiografia sociale
    • Giovanni Rinaldi, L’Istituto Ernesto de Martino, l’Archivio della Cultura di Base e l’Archivio sonoro su Giuseppe Di Vittorio

MEMORIE, RICORDI, RACCONTI:
ALCUNI PROTAGONISTI

  • Alessandro Portelli, “E’ romano ma è serio”
  • Rudi Assuntino, NCI fuori dal NCI
  • Giuseppe Morandi e Gianfranco “Micio” Azzali, “andava a scuola da Belochio … Lui era un politico, non era solo un antropologo”
  • Ivan Della Mea, Dunque, Gianni Bosio. Mio amico. Qui non si parla di politica, o forse sì. Si racconta il rapporto con un uomo straordinario, un maestro. Uno che … prima viene la cultura e poi tutto il resto; uno che scrisse “essere la politica il livello più alto della cultura”

COMPAGNI DI STRADA

  • Gli antropologi
    • Pietro Clemente, “Forse gli anni della politica e i Dischi del Sole mi hanno fatto da traghetto di passaggio dai canti rivoluzionari a quelli popolari”
    • Massimo Squillacciotti, Classe ’46 ovvero ricordi di parte
  • Uno storico:
    Gian Mario Bravo, “ecco l’autonomia della storiografia sul movimento operaio … io ero interessato al discorso di Bosio … che per me era un personaggio un po’ … mitico”
  • Un ministro:
    Paolo Ferrero, “chi ha tanto lavorato sulla memoria delle classi subalterne … bisogna lavorare perché non sia dimenticato … ecco”

RECENSIONI

  • Bruno Cartosio, Cesare Bermani:
    Alessandro Portelli, Storie orali. Racconto, immaginazione, dialogo, Roma, Donzelli, 2007
  • Clara Gallini:
    Cesare Bermani, Volare al sabba. Una ricerca sulla stregoneria popolare, Roma, Derive e Approdi, 2008
  • Daniele Balicco:
    Cesare Bermani, Gramsci, gli intellettuali e la cultura proletaria, Colibrì, Milano 2007
  • Daniele Balicco, Fabio Dei:
    Giovanni Mimmo Boninelli, Frammenti indigesti. Temi folclorici negli scritti di Antonio Gramsci, Carocci, Roma 2007
  • Michele Nani:
    Alessandro Portelli, “Acciai speciali”. Terni, la Tyssen Krupp, la globalizzazione, Roma, Donzelli, 2008
  • Antonio Fanelli:
    Gianni Bosio, Clara Longhini, 1968 una ricerca in Salento: suoni grida canti rumori storie immagini, a cura di Luigi Chiriatti, Ivan Della Mea, Clara Longhini, Calimera (Le), Kurumuny, 2007
  • Pietro Clemente:
    Ivan Della Mea, Antologia, CD Ala Bianca Group – Edizioni Bella Ciao, 2008
  • Valerio Strinati:
    Antonio Fanelli, Come la lapa quand’è primavera. L’attività politica e culturale di Alberto Mario Cirese dal 1943 al 1957 e la rivista “La Lapa”, con Prefazione di Pietro Clemente, Biblioteca provinciale “P. Albino”, Campobasso, 2008
  • Giovanni Senatore:
    Pietro Clemente e Alessandro Andreini (a cura di), I custodi delle voci. Archivi orali in Toscana: primo censimento, Firenze, Regione Toscana 2007
  • Enrico Pugliese:
    Gianfranco Azzali, Giuseppe Morandi, I colori della Bassa, Lega di cultura di Piadena – Arsenali Medicei, 2008
  • Agostina Bua:
    Elisa Benaim Sarfatti, La vita in cinque atti: passioni di una famiglia in formazione. Per un’antropologia della vita quotidiana, con interventi di Pietro Clemente e Stuart Woolf, Postfazione e cura di Antonio Fanelli, Roma, Cisu, 2008

NOTIZIARIO

 

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Ivan Della Mea, Sandro Portelli, Gianfranco Azzali detto "Micio" e Giuseppe Morandi ci raccontano il ‘loro’ Bosio e viene fuori un Bosio raccontato molto da vicino che tifa Juventus e gioca a pallone, che fuma mille sigarette, va in osteria e sta la sera a cena, a chiacchierare, che fa giochi di parole con il dialetto, che si chiude in camera con Luciano Della Mea per una partita tra Milan e Juve in piena riunione politica; insomma un uomo molto umano e provinciale, cioè legato alla sua terra, alla sua famiglia, un intellettuale serio e rigoroso che cerca la scienza e la conoscenza partendo dal socialismo di base, il cuore nel paese e il cervello nel mondo, e viceversa, per usare un’espressione di Cirese, un Bosio che sta ‘tra cosmo e campanile’.
(dalla Presentazione di Antonio Fanelli)

Quando arrivai per la prima volta a Milano in Via Melzo, all’inizio del ’69, portandomi dietro le registrazioni fatte in America e finite poi nel disco L’America della contestazione, i contatti furono Michele (Luciano Straniero) e Franco Coggiola (a cui piacque tantissimo una canzone di Joe Hill, The Rebel Girl, che cantava fra sé mentre montavamo il disco). Ero un neofita totale, sia dal punto di vista della politica, sia da quello del lavoro culturale. Sapevo molto dell’America, quasi niente di noi. Gianni Bosio per me era una presenza un po’ mitica, quasi un’immagine di intelligenza pura e un po’ disincarnata. Non ricordo neppure se lo vidi, o se mi limitai a fantasticarlo.
(da "È romano ma è serio" di Alessandro Portelli)

Gianni è morto il 21 agosto 1971 e io sto mica tanto bene, eppure quella piccolissima congiunzione illativa, quel "dunque", mi ridà un uomo che ho amato davvero e che ancora amo; amo lui, l’acquanegrese sul Chiese mantovano, il padano irriguo; amo lui assai più della sua enorme storia politico-organizzativa di "organizzatore di cultura", come ebbe ad autodefinirsi nel suo Giornale di un organizzatore di cultura. Amo lui per la sua scelta determinatissima di non comparire, mai, di non beneficiare in alcun modo, anche sul piano più che dovuto del riconoscimento politico e culturale, di alcuna gratificazione.
(da Dunque. Gianni Bosio. Mio amico … di Ivan Della Mea)

Io penso che l’IEdM abbia oggi almeno tre vite: una è quella più riconosciuta di essere scrigno di un pezzo di storia della cultura italiana, di incorporare oggetti, racconti, documenti audio e video, un archivio che dice molto della cultura italiana tra gli anni ’50, ’60 e ’70. Io ne vedrei una funzione museografico-monumentale, la possibilità di accedere alle fonti, di consultare, al tempo stesso avere una mostra in cui si racconta di Bosio, del Nuovo Canzoniere Italiano, ecc.
Una seconda vita sta nelle reti che ancora l’Istituto ha a livello nazionale e internazionale, con le quali fa iniziative, concerti, incontri, pubblica libri importanti.
Una terza sta nel diventare anche toscano e far parte di una comunità toscana di studi, ricerche, riproposte.
(da Intervista a Pietro Clemente)